giovedì 28 luglio 2011

Sui recenti fatti di Ronta (Firenze)

Poichè negli ultimi giorni è rimbalzata sui quotidiani una notizia molto grave, ossia l'aggressione di un sacerdote parroco in un paesino dei dintorni di Firenze, motivata dall'odio per la presunta introduzione di una celebrazione in rito antico, abbiamo accolto con piacere l'articolo del prof. Dante Pastorelli, che fa chiarezza sui fatti, che restano comunque estremamente deprecabili.




IL PRETE PICCHIATO A RONTA, DIOCESI DI FIRENZE. LA MESSA DI S. PIO V NON C'ENTRA.



di Dante Pastorelli






È bene sgomberare il campo da un equivoco generato dal sensazionalistico titolo dell'articolo di Pucci Cipriani sul Giornale di Firenze del 26 luglio u.s., “No alla Messa in Latino. Parroco picchiato a Ronta”. A Ronta non si celebra affatto la S. Messa “di sempre” ai sensi del Motu Proprio Summorum Pontificum come alcuni bloggers han gridato ai quattro venti del web. Nessun cattolico, né prete né laico, è lì perseguitato, come invece m'è capitato di leggere, dalla gerarchia o comunque da parte del clero e dal popolo in odio al venerando Rito Romano Antico, che solo un'unica volta, dopo il 1970, è ritornato nel santuario della “Madonna dei tre fiumi” di
questo paesino, ed officiato non dal parroco bensì da altro sacro ministro. Scrivere, pertanto, che in tale episodio – tristissimo – si avveran le tremende parole di Gesù (Gv 16, 2) che annuncia ai Suoi discepoli la persecuzione ad opera di chi pure crederà di render un vero culto a Dio, o ad esso appigliarsi per evocar Satana come sobillatore ed agente attraverso membri della Chiesa contro i fratelli tradizionalisti e l'usus antiquior del Divino Sacrificio in cui s'incarna inalterata la nostra Fede, è francamente un madornale sproposito, generato da disinformazione ed artifizi dietrologici di cui si sarebbe fatto volentieri a meno.



Indubbiamente di problemi, nella comunità parrocchiale di Ronta, complessi e quanto mai sgradevoli, ne esistono, e l'aggressione all'alter Christus resta un gesto orribile che va condannato senza riserve e che, a mio avviso andrebbe altresì sanzionato dall'Autorità ecclesiastica. E questo gesto in sé, sì, potrebb'esser anche opera satanica, come pure potrebbe rivelarsi, più semplicemente e probabilmente, frutto di una perdita totale di autocontrollo dovuta ad una momentanea defaillance psichica non ascrivibile ad influssi demoniaci.



Insomma la Messa di S. Pio V qui non c'entra per niente: questo è un punto fermo e indiscutibile. Purtroppo, benché da me espressamente invitato ad attender notizie più precise che avrei assunto da fonte altamente attendibile, c'è chi ha sparato comunicati o posts avventati, i quali, era prevedibile, hann'avuto immediatamente vasta eco ed amplificazione, quasi autorevole avallo alle notizie di cronaca neppure, fra l'altro, ben lette o ben comprese.



Ove si ponga un po' d'attenzione al testo sufficientemente particolareggiato del Cipriani, infatti, e non ci si limiti a scorrer soltanto il titolo, non vi si troverà niente che possa autorizzare a ricavar ombra o sentore di una rivolta clericale o popolare, o clericale e popolare insieme, contro la S. Messa gregoriana, com'oggi s'usa definirla, o comunque una collettiva consistente ostilità verso questo Rito. A volte anche i quotidiani, specie nelle cronache locali, son assai imprecisi, per l'ignoranza, da parte di giornalisti più o meno improvvisati, degli argomenti di cui vann'a trattare, ed inducon a cader in errore: e qui mi riferisco a La Nazione che parla, erroneamente appunto, di opposizione alla Messa di S. Pio V. Ciò detto, non son così ingenuo da illudermi che, se si introducesse una celebrazione tridentina, tutti i cattolici di Ronta esulterebbero di gioia. Accadrebbe ciò ch'è accaduto e fatalmente accadrà altrove, salvo eccezioni, dopo cinquant'anni di nuova e spesso aberrante liturgia: mugugni, qualche defezione, rassegnazione, cauta approvazione, sincero consenso.



Allora, quali i motivi del contendere alla base del caso mugellano? Un gruppo di fedeli più “attivi”, una decina, ed i loro sostenitori, in tutto al massimo una ventina su una popolazione di oltre 1400 anime, eran abituati a fare e disfar a piacimento in chiesa e nei locali annessi, compresa la libera affissione in bacheca di manifesti, volantini e comunicati di vario contenuto, giacché il precedente curato risiedeva in un paese vicino ed a Ronta si recava solamente per le celebrazioni eucaristiche e per gli altri principali doveri pastorali.
Costoro, avendo goduto di libertà assoluta d'azione in un lungo periodo di parziale sede vacante parrocchiale, si
son sentiti spodestati, privati di un “potere” illegittimamente arrogatisi, dal nuovo parroco, don Hernan Garcias Pardo, che da meno di un anno è stato incaricato della guida della comunità, ha fissato la sua residenza nella canonica di Ronta ed esige, comprensibilmente, di far quel che la Chiesa gli richiede.



Da una parte, dunque, il sacerdote laborioso e cosciente dei suoi compiti, dall'altra gli esponenti di un progressismo esasperato al limite, forse superato, di un'ecclesiologia da comunità di base che voglion imporre e, di conseguenza, dettar legge in ambito liturgico e catechetico. Da qui l'accusa infondata al loro Pastore di non ascoltare il suo popolo.



Don Hernan, ch'è italo-argentino, e mi vien descritto da un confratello come un uomo cordiale, gentile, disponibilissimo e d'animo mite, e ratzingeriano di ferro, s'è impegnato a riportar un po' d'ordine nella casa di Dio e nella canonica, alcuni locali della quale, separati dall'abitazione da una porta, da tempo trasformati in una specie di circolo fastidioso, in quanto rumoroso, noto per gl'incontri conviviali, e causa di attriti, oltre che per il frastuono, anche per la volontà del sacerdote di utilizzarli per ospitar una degna sacristia e l'archivio: insomma per reali necessità della parrocchia, non esclusa la salvaguardia di antichi e preziosi paramenti amorevolmente recuperati dalle soffitte in cui erano stati desolatamente abbandonati. Inoltre, in perfetta ottemperanza alla volontà di Benedetto XVI, oltre che al buon senso, il neo-parroco ha iniziato ad eliminar gradualmente gli abusi liturgici.
Don Hernan ha così rimosso dal presbiterio del Santuario della “Madonna dei tre fiumi” la mensa posticcia, un tavolino, applicando correttamente la normativa vigente in materia, onde consentir la celebrazione all'altare e ad Deum; ha riportato serietà nell'azione liturgica, abolendo ogni cialtroneria ed i canti non consoni, chitarre e strumenti profani, ed ha paternamente invitato il suo gregge, senza obbligarvelo, a comunicarsi in ginocchio e sulla lingua, seguendo evidentemente l'esempio offerto da Benedetto XVI; ha reintrodotto la benedizione iniziale dei fedeli con l'acqua santa e qualche canto in latino, tra cui la Salve Regina, che spesso nella lingua sacra della Chiesa Cattolica, si canta anche nella Basilica fiorentina della SS.ma Annunziata, regno incontrastato della liturgia in volgare.



Nella chiesa parrocchiale di S. Michele, una Badia non “orientata”, la S. Eucaristia vien celebrata verso il popolo, ma nello stesso tempo verso oriente, come nelle basiliche romane, e, sempre sulla scorta della liturgia pontificia attuale, sull'altare ritrovan il loro posto i candelieri ed il Crocifisso. Altare? Diciamo una mensa costruita nel post-concilio, dopo che il parroco dell'epoca, mons. Basetti Sani, di non felice memoria anche per i fedeli di S. Francesco Poverino, nella sua furia iconoclasta ebbe distrutto il settecentesco altar maggiore ed eliminato gli altari laterali.



Da rimarcare che don Hernan ha sempre in tutto operato con l'approvazione piena del benemerito Arcivescovo di Firenze, S. Ecc.za mons. Giuseppe Betori.



Tutto qui: sembra poco, ma ad uno sparuto manipolo di fedeli (?) scriteriati, questo “poco” appar un'intollerabile cedimento al più vieto “tradizionalismo” da perseguir con pubblica ribellione, manifesti insultanti e lettere minatorie da non sottovalutare. Infine, a buon diritto, il prete ha esposto nel cosiddetto circolo un cartello col divieto di affigger manifesti e comunicazioni senza la sua autorizzazione.



Da qui il contrasto, in realtà unilateralmente prodotto: tipico esempio della degenerazione della funzione dei laici nella Chiesa, a cui le Autorità competenti ancora non pongon fine. E proprio dal divieto di libera affissione è nata un'accesa discussione, trasformata dal contestatore prepotente in vergognosa rissa, con contorno di contumelie alla presenza dell'atterrita e piangente anziana madre di don Hernan, della sua esile sorella, spintonata senza remore dall'energumeno, e di qualche testimone. Lo scalmanato novatore, alto e robusto come un armadio, benché anzianotto, ha staccato irosamente l'avviso, ha afferrato e scosso violentemente il sacerdote colpevole d'essersi opposto a tal atto d'arroganza, gli ha strappato dei documenti e l'ha inseguito fin nella canonica dove s'era rifugiato per por termine allo scontro fisico. Risultato del “corpo a corpo”: il parroco ha riportato una contusione alla spalla, con prognosi di tre giorni. Ambedue i protagonisti della colluttazione si sono rivolti all'Arma dei Carabinieri, ma chiunque può comprender agevolmente da qual parte stia la ragione.



Don Garcias Pardo si è chiuso in un dignitoso riserbo, rifiutando di rilasciar interviste, ma le notizie sopra riportate son di fonte oltremodo sicura, anche se la vicenda sarà chiarita meglio in tutti suoi particolari nelle sedi competenti.



Conclusione per giornalisti e bloggers: un po' di prudenza, un sano discernimento nella lettura, ed anche la consultazione di chi opera nel territorio ecclesiale della Diocesi di Firenze al fine di verificar l'esattezza di “voci” e resoconti superficiali, senza riscontri certi e non attinti a fonti dirette, ufficiali o almeno ufficiose ma credibili, avrebbero impedito la propagazione di notizie distorte e prive di fondamento nella parte relativa alla lotta profetizzata da Gesù e all'odio satanico scatenati contro la “Messa di sempre”, rimbalzata da un blog all'altro che se ne fan garanti, certo involontari, presso l'opinione e la stampa internazionali, con una conseguente deviante strumentalizzazione che lascia il segno. Le gatte frettolose e saccenti, anche se messe sull'avviso, combinan guai. La nostra battaglia pro Missa Antiqua non può che soffrir di certi maldestri ed inopportuni arrembaggi. E qui, mentre reputo necessario riportare il gravissimo episodio nei suoi oggettivi confini, mi dichiaro sicuro, e n'ho ben d'onde, che il coraggioso sacerdote, cui va la mia filiale solidarietà, continuerà nel suo cammino verso una liturgia sempre più improntata alla doverosa sacralità, come son pure sicuro ch'egli, innamorato com'è di Cristo e della Chiesa, ed obbediente ai superiori, saprà perdonare, e credo che già l'abbia perdonato, l'aggressore, e paternamente riaccoglierà tra le sue braccia i fedeli dissidenti, poiché egli tutti ha sempre chiamato amorevolmente intorno a sé e nessuno dalla comune casa di preghiera e santificazione è mai da lui stato allontanato.
Da parte mia auspico una S. Messa di riconciliazione e di salda ricostruzione del tessuto ecclesiale di Ronta, ma nella chiara distinzione dei ruoli: Pastore saggio e docile gregge.



27 luglio 2011

2 commenti:

  1. Io abito a Ronta e nessuno ha mai picchiato il Prete!! Basta raccontare queste menzogne su noi Rontesi!!!!

    Venite ad ascoltare la verità qua e poi raccontatela!!

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  2. Vedo solo ora il commento del rontese indignato. Non ho parlato di rontesi in generale, che saran tutte brave persone, ma di alcuni fedeli che non vedon di buon occhio il corso pastorale del nuovo parroco, e di una sola persona che lo ha scosso violentemente. Non c'è bisogno di venir di persona a Ronta per conoscer certi fatti. Ci sono anche mezzi più moderni: non si va più sul ciuco. Ma forse non te ne sei accorto.
    Così come dimostri di non saper usare i punti esclamativi. Non è che ti fai la ragione mettendone a iosa.
    Un po' di valium ti farebbe bene.

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