Il Coordinamento toscano
“Benedetto XVI” - Per l'applicazione del motuproprio Summorum Pontificum,
fondato cinque anni fa da alcune associazioni toscane legate alla liturgia
tradizionale della Chiesa, raggruppa oggi nove realtà locali toscane,
promuovendo e aiutando la formazione e l'attività dei gruppi che ne fanno parte
e di chiunque gli si rivolga per costituirne di nuovi. In questo senso la
crescita, dai pochi gruppi promotori al numero attuale, che conta la quasi
totalità dei coetus fidelium costituiti nella regione ecclesiastica toscana e
la maggioranza dei centri messa, è certamente un risultato importante, dovuto
non soltanto all'aggregazione delle realtà già esistenti, ma anche
all'assistenza data a quelle in formazione; un contributo che non si limita
soltanto alla costituzione di coetus fidelium, ma si estende anche al percorso,
spesso lungo e tortuoso, per l'ottenimento dell'attivazione di un centro-messa
da parte dell'Ordinario locale, a norma del motuproprio Summorum Pontificum e
dell'istruzione Universae Ecclesiae. Con questo modo di procedere, il
Coordinamento toscano è riuscito a incrementare notevolmente la
diffusione della liturgia secondo il Messale del 1962, collaborando anche con
Ordini religiosi, Istituti di perfezione e Associazioni che già da lunga data
operano in questa direzione e tenendo i contatti con diversi Ordinari
diocesani. Scopo del Coordinamento, infatti, è semplicemente la diffusione
della S. Messa e degli altri sacramenti nella forma extraordinaria, quale
tesoro a disposizione della crescita spirituale e della santificazione di tutti
i fedeli cattolici, senza porre alcuna questione di contrasto o concorrenza con
altre realtà, clericali o laicali, che già si adoperano in questo senso.
Esemplare in questa direzione è il pellegrinaggio annuale (giunto quest’anno
alla VI edizione) che il Coordinamento promuove al Santuario della B. Vergine
delle Grazie di Montenero (Livorno), Patrona principale della Toscana: esso è
oramai considerato come il momento di ritrovo unitario di tutti coloro che, come singoli o in forma associata, facendo o meno parte del Coordinamento, sono
attivi per la liturgia tradizionale in Toscana. Ad esso sono intervenuti fino
ad ora anche due vescovi toscani, oltre che altri importanti presuli, tra cui
un cardinale.
Consapevole di questa sua esperienza, Il Coordinamento ritiene che sia giunto
il momento per il raggiungimento di una maggiore unità fra le varie realtà
italiane aventi uno scopo analogo al suo e che decidono di seguire percorsi
compatibili, per costituire un patto di consultazione nazionale principalmente,
ma non esclusivamente, fra altri Coordinamenti regionali, realmente
rappresentativi delle diverse realtà italiane che si muovono nel percorso
indicato dal motuproprio Summorum Pontificum.
Per facilitare la costituzione di questo patto di consultazione, il
Coordinamento dunque propone alla riflessione, ed eventualmente
all'approfondimento e alla discussione, delle altre realtà italiane legate alla
liturgia tradizionale i seguenti punti, come qualificanti di un futuro
possibile momento aggregativo:
- il
patto nazionale deve avvenire soltanto fra federazioni a base regionale o
subregionale, che corrispondano a coordinamenti di coetus fidelium, quali sono
individuati dal succitato motuproprio;
- è
necessario che le varie federazioni regionali abbiano a loro volta forma
giuridica costituita con regole e statuti che ne determinino il
funzionamento, gli scopi, le cariche;
- si
ritiene opportuno che i coordinamenti regionali rappresentino un numero di coetus
locali non inferiore a tre. Laddove non ci siano le condizioni anzidette e
nell’attesa che esse si concretizzino, si può prevedere una forma di
affiliazione delle singole associazioni ai coordinamenti già costituiti, ad
esse più vicini, al fine di ottenere una forma di consultazione e di sostegno.
- è
necessario che ogni coetus che promuove la S. Messa secondo la forma extraordinaria
sia giuridicamente costituito con uno statuto, che ne determini gli scopi, il
funzionamento, le modalità di rappresentanza e le possibilità di adesione a
coordinamenti maggiori; è più che opportuno che la rappresentanza di gruppi
laicali sia assunta da laici e non da sacerdoti, ai quali ovviamente si
chiederà assistenza e direzione spirituale;
- è
necessario gli statuti delle realtà locali e federativi chiariscano che i coetus
fidelium siano effettivamente apolitici e apartitici, e ne evidenzino gli scopi
di carattere religioso e cultuale;
-
è necessario che valga un principio di reale rappresentanza: i rappresentanti
dei gruppi locali devono essere eletti o almeno riscuotere l'approvazione dei
loro stessi aderenti; è ugualmente necessario che anche i coordinamenti
regionali rispondano a questo principio, per cui i loro rappresentanti siano
eletti dai rappresentanti dei gruppi locali, che devono potersi riunire almeno
annualmente per discutere dei problemi e delle prospettive che si aprono a
livello locale o regionale.
Sulla base dei punti precedenti, il Coordinamento toscano ritiene
effettivamente attuabile un patto di consultazione nazionale, capace di dare
forza alle realtà locali o “regionali”, senza sminuirne le capacità: un patto
che permetta alle varie realtà di inserirsi in un contesto più ampio, per
relazionarsi con la Conferenza episcopale Italiana, al fine di affrontare i
problemi e le difficoltà che eventualmente potessero sorgere sia localmente,
sia in un ambito più diffuso, sulla base delle richieste “dal basso” delle
realtà locali o dei coordinamenti “regionali”. Perciò, sempre sulla base del
fondamentale principio di rappresentanza, l'eventuale nomina di un
rappresentante o portavoce nazionale deve avvenire in seguito dell'elezione da
parte delle realtà locali, mediante i coordinamenti “regionali”.
Sul terreno di questi principi, che sono il succo dell'esperienza del
Coordinamento toscano, riteniamo sia possibile stabilire un percorso di unione
e di compartecipazione delle realtà italiane legate alla liturgia tradizionale,
salvaguardandone le specificità e rafforzandone l'attività, e a questo scopo il
Coordinamento toscano ne richiede una discussione aperta e franca, al fine di
comprendere l'effettiva possibilità di stabilire una strategia comune di
consultazione e di crescita.
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