IL CROCIFISSO MIRACOLOSO RESTAURATO
TORNA A S. FRANCESCO POVERINO
Il 10 Maggio del 1723 un gruppo di confratelli
della Compagnia di S. Francesco Poverino, guidato dal Correttore, si recò in
pellegrinaggio a Roma per visitare le Basiliche e render omaggio al Papa
regnante, Innocenzo XIII. Sulla via del ritorno fu deciso di passare da Loreto
per venerar la Santa Casa. Qui i Confratelli si fermarono a lungo in preghiera
e la loro profonda devozione indusse un’anziana terziaria francescana, priva di
eredi, a donar loro un suo Crocifisso ligneo da secoli oggetto di devozione
nella Basilica perché ritenuto miracoloso.
Tornati
a Firenze, al Crocifisso furono via via tributati onori pubblici e sempre fu
venerato per la sua fama, specie dopo che, nel 1749, durante una processione
nel rione di S. Lorenzo o con fermate in tutti gli oratori e nei conventi e
monasteri lungo il percorso, una monaca del monastero del Ceppo in via San
Gallo, moribonda e storpiata, incapace da anni ed anni di qualsiasi movimento
ma lucida e cosciente della sua imminente dipartita, avendolo toccato da dietro
la grata, dove l’avevan portata in barella le consorelle oranti, guarì
immediatamente.
È
sempre stato anche chiamato Crocifisso “della buona morte”, perché, quando dal
Bargello suonava la campana a giustizia, i Confratelli lo svelavano (di giorno
era sempre velato, veniva svelato solo dalla Compagnìa della notte nelle veglie
di preghiera) e intercedevano per ore ed intensamente per le anime dei
moribondi.
Quando
la Compagnia di S. Francesco Poverino, perduta dopo quattro secoli la sua sede in via S. Zanobi,
abbattuta nel 1844, trovò nel 1912 ospitalità nei locali dell’Oratorio già di S. Filippo Benizi per la
generosità della Buca di S. Girolamo - o Santa Maria della Pietà - ivi trasferitasi
nel 1785 dalla primitiva sede (Spedale di San Matteo – Accademia), e con questa
si fuse, il Crocifisso fu posto nella teca a sinistra dell’altare, sempre
pubblicamente venerato.
Dipinto
di nero, come usava nel periodo controriformistico per simulare il bronzo, per
qualche secolo si presentava assai appesantito ma non tanto da non lasciar
trasparire parte della sua bellezza.
Date
le complesse e tormentate vicende che coinvolsero la Compagnia di S. Francesco
Poverino nella sua lunga storia, non è certo ma è assai probabile che si tratti
proprio del Crocifisso lauretano. Certo è che è sempre stato individuato come
tale.
L’attribuzione,
prima del recente magnifico restauro ad opera di Lisa Venerosi Pesciolini – che
già ha riportato alla bellezza delle origini un nostro Crocifisso del
Verrocchio, attualmente in deposito temporaneo presso il museo del Bargello, e
la statua, conservata nell’Oratorio, di S. Girolamo penitente del 1454 (opera
di Antonio del Pollaiolo o unica scultura di Andrea del Castagno? Si attendono
nuovi studi) – oscilla tra scuola pisana della seconda metà del 1300 (Margrit Lisner)
e scuola orcagnesca a cui rimandano grandi analogie col Crocifisso dell’Orcagna
ora in S. Carlo (Lisa Goldemberg Stoppato)
E’
possibile che un’opera di scuola pisana o della cerchia orcagnesca provenga da
Loreto? Il dubbio può risolversi pensando, con Ludovica Sebregondi in Tre Confraternite Fiorentine, Firenze,
Salimbeni 1991, alla tradizione secondo la quale le compagnie che si recavano
in pellegrinaggio a santuari mariani – che da Firenze partivano dalla piazza della
SS.ma Annunziata – spesso donavano ad altri pii sodalizi per lo più un proprio Crocifisso
e ne ricevevano un altro in segno di fratellanza in Cristo Redentore.
Mentre,
dopo il restauro, si sollecitano nuovi e più approfonditi studi per una più
sicura attribuzione, il Crocifisso – di altissimo pregio per eleganza di forme
ed espressività dell’insieme e dei particolari – è tornato nell’Oratorio ed alla
pubblica venerazione, previa benedizione, dopo la S. Messa del 31 Maggio,
da parte del can. Brieuc de la Brosse dell’Istituto di Cristo Re Sommo
Sacerdote.
Dante Pastorelli
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