lunedì 31 maggio 2010

Santa Messa pontificale al Santuario di Montenero: tre Istituti collaborano alla funzione

Da quando, nel luglio 2007, il Papa Benedetto XVI ha promulgato il motu proprio Summorum Pontificum, le attività legate all'antica liturgia romana, lungi dal restare appannaggio di una ristretta cerchia di appassionati, sono cresciute in modo impressionante. Quest'anno, in particolare, il mese di maggio ha registrato un pullulare di iniziative, una più entusiasmante dell'altra. Se in Francia il celebre pellegrinaggio a Chartres è giunto alla sua 28ª edizione, l'Italia non sembra voler rimanere indietro. Anzi, nel nostro Paese il fenomeno presenta ancora di più i caratteri della straordinarietà.

In pochi anni l'interesse e l'impegno verso la liturgia tradizionale si sono diffusi tra i fedeli di ogni ordine e grado, nonostante difficoltà e opposizioni. Alla fase iniziale delle iniziative disordinate ne sta subentrando un'altra, nella quale i gruppi sono in grado di coordinarsi tra loro e di dar luogo a grandi eventi su scala regionale e nazionale, che vedono la partecipazione di un gran numero di fedeli. Anche da parte degli ecclesiastici si registra un atteggiamento diverso, più aperto o comunque più cauto, nei confronti di questa vitale componente della realtà ecclesiale.

Certo, sarebbe da sciocchi nascondersi che il lavoro da fare resta immane, specialmente nelle regioni meridionali, dove la fruizione dell'antica liturgia è ancora piuttosto limitata, e non certo a causa del mancato interesse dei fedeli. Al tempo stesso, tuttavia, non possiamo non prendere atto del grande salto di qualità che, in soli tre anni, i fedeli italiani legati alla forma straordinaria del rito romano sono stati in grado di fare.

In questo mese di maggio, due pellegrinaggi su vasta scala, uno alla Sindone di Torino, l'altro al Santuario della Madonna di Montenero, hanno dato prova di una capacità organizzativa prima sconosciuta. C'è da augurarsi che il processo di coordinamento dei diversi gruppi locali proceda speditamente e si giunga presto alla costituzione di federazioni più ampie, in grado di porsi come soggetto unitario di fronte all'episcopato, al clero e ai fedeli.

Del pellegrinaggio alla Sindone si è abbondantemente parlato nei giorni scorsi. Resta ora da dire qualcosa sul pellegrinaggio toscano a Montenero.

Il pellegrinaggio annuale al Santuario di Montenero è un'iniziativa promossa dal Coordinamento Toscano "Benedetto XVI", una federazione che raccoglie tutti i gruppi e le associazioni regionali legate alla forma straordinaria del rito romano. Esso giunge, quest'anno, alla sua terza edizione, che si caratterizza, rispetto alle precedenti, per un significativo aumento sia del numero dei partecipanti che della qualità della funzione liturgica.

Se ciò è stato possibile, lo si deve, in primo luogo, all'atteggiamento delle autorità ecclesiastiche locali, che, nell'attuale contesto, può essere additato come esemplare. Il Vescovo di Livorno, mons. Simone giusti, non si è limitato ad esprimere il proprio sostegno all'iniziativa, ma ha anche bonariamente rimproverato gli organizzatori per non averlo avvisato per tempo, poiché avrebbe avuto piacere di partecipare personalmente. Non gli è mancata, però, la possibilità di dare il proprio contributo, invitando, su indicazione del Coordinamento, mons. Ennio Appignanesi, Arcivescovo emerito di Potenza, a celebrare la Santa Messa pontificale nella basilica del santuario. Mons. Appignanesi, che attualmente risiede a Roma, è in stretto contatto con l'Istituto del Buon Pastore ed ha conferito più di una volta gli ordini sacri ai suoi chierici. È attraverso l'Istituto che il Coordinamento si è messo in contatto con questo Vescovo, che ha accettato con gioia di guidare il terzo pellegrinaggio regionale toscano.

Ottima, come di consueto, è stata l'accoglienza riservata ai pellegrini dal parroco del santuario, P. D. Luca Bernardo Giustarini, O.S.B. Vall., che quest'anno ha partecipato attivamente anche alla fase organizzativa, come del resto c'era da aspettarsi dal sacerdote che, dal febbraio scorso, celebra abitualmente la Messa in rito antico per i fedeli livornesi.

Al servizio liturgico hanno provveduto tutti e tre gli Istituti toscani impegnati nella celebrazione della liturgia tradizionale. Sacerdoti e chierici dell'Istituto di Cristo Re sommo Sacerdote, dei Frati Francescani dell'Immacolata e dell'Opera di Maria Madre della Chiesa si sono trovati insieme all'altare, offrendo un bell'esempio di collaborazione cristiana e mostrando, una volta di più, l'eccezionale vitalità della Tradizione cattolica: molti, infatti, sono rimasti sorpresi nel vedere tanti giovani chierici che svolgevano in modo perfetto e devoto le cerimonie di una liturgia ritenuta dimenticata o riservata ai nostalgici. Approfittiamo dell'occasione per formulare l'auspicio che i contatti tra gli Istituti di questo tipo presenti nel nostro Paese diventino sempre più frequenti. È da essi, infatti, che dipende il futuro della nostra causa. E chi sa che un giorno non sia possibile assistere, anche in Italia, ad un grande evento nazionale organizzato dagli Istituti insieme alle associazioni laicali, sul modello del pellegrinaggio francese a Chartres?

A Montenero erano presenti anche numerosi sacerdoti secolari, provenienti sia dalla Toscana che da altre regioni italiane, e una delegazione dell'Ordine della Milizia del Tempio, guidata dal proprio Gran Maestro.

C'erano, dunque, tutti i presupposti per una serena manifestazione di fede e di pietà nei confronti della Madonna.

Sabato 29 maggio era una di quelle belle giornate di fine primavera, in cui i calori dell'estate ormai imminente sono temperati dalla brezza marina e dal cielo velato. I pellegrini sono giunti a Montenero alla spicciolata. Molti di essi hanno atteso l'inizio del pellegrinaggio visitando le gallerie del santuario, ricchissime di ex voto, o accostandosi al sacramento della Penitenza, anche in vista dell'indulgenza plenaria che il Santo Padre ha specialmente concesso a tutti i partecipanti.

Dei contestatori anarchici che, come alcuni sanno, hanno turbato il pellegrinaggio dell'anno scorso non c'era neppure l'ombra. Anch'essi, probabilmente, si sono resi conto che la liturgia tradizionale non ha nulla a che vedere con l'appartenenza a determinati movimenti politici. Il Coordinamento, che ha fatto di tutto per dissipare l'equivoco, è lieto di essere riuscito nel suo intento. Nella prossima edizione, quindi, non ci saranno difficoltà a ripristinare la tradizionale processione penitenziale da Montenero basso, che quest'anno, per ragioni puramente prudenziali, era stata cancellata su suggerimento delle forze dell'ordine.

Alle 11 ha avuto inizio, sul sagrato del santuario (all'interno si stava celebrando una Messa "d'orario"), la recita del santo Rosario in latino, intercalata dal alcuni canti mariani popolari, cari alla tradizione italiana. Nel frattempo, i seminaristi hanno preparato l'altare per il solenne Pontificale.

Finito il Rosario, i fedeli, al canto di Noi vogliam Dio, sono entrati processionalmente in chiesa. La basilica era affolata da circa 300 persone, tra cui molti giovani, che hanno assistito con raccoglimento e devota partecipazione ad una funzione che si è protratta per ben due ore. Oltre ai membri delle associazioni toscane, erano presenti molti fedeli che non conoscevano ancora il rito antico, attratti dai manifesti diffusi dal Coordinamento o capitati per caso al santuario. Un libretto latino-italiano, realizzato in proprio, ha consentito a tutti di seguire comodamente la complessa celebrazione.

Come Ordinario, il Coro S. Donato di Lucca, diretto dal M° Marco Tomei, ha eseguito la Messa in mi bemolle maggiore di D. Bartolucci, che prevede l'alternanza tra versetti polifonici, eseguiti dai coristi, e versetti gregoriani dalla Messa "de Angelis", eseguiti dal popolo. In questo modo si sono salvaguardate le esigenze della partecipazione da un lato, e quelle dell'arte dall'altro. Il programma musicale comprendeva anche mottetti di Arcadel, Palestrina, Mozart, Franck e l'esecuzione del coro, di eccezionale qualità, ha ottenuto unanimi consensi, anche da parte degli esperti. Un secondo coro, diretto dal M° Antonio Lorenzoni, ha eseguito il Proprio in canto gregoriano, distinguendosi anch'esso per la correttezza e l'espressività dell'interpretazione.

La partecipazione popolare è stata piena e sentita, non solo nell'esecuzione dei canti dell'Ordinario, ma anche nell'esattezza con cui tutti eseguivano i gesti previsti dalla cerimonia e nel completo silenzio che ha accompagnato tutta la funzione, la quale, come abbiamo ricordato, è stata assai lunga e complessa.

Al termine, una parte dei pellegrini si è trattenuta presso i locali del santuario per un pranzo conviviale, al quale ha preso parte anche il Vescovo.

Può apparire retorico aggiungere che, dopo il pellegrinaggio, molti fedeli hanno confessato di essersi commossi e hanno definito la solenne cerimonia come un assaggio della liturgia celeste. Eppure questa è la pura verità. Tacerla sarebbe disonesto, soprattutto per tutti quelli che, con il loro lavoro, il loro impegno o semplicemente la loro partecipazione, hanno reso possibile la realizzazione di questa splendida iniziativa.