lunedì 21 gennaio 2013

L'ultimo (amaro) editoriale del bollettino Una Voce dicentes, di Dante Pastorelli

 
Pubblichiamo qui di seguito, non senza una profonda amarezza, l'ultimo editoriale del direttore del Bollettino 'Una Voce Dicentes', il nostro caro amico prof. Dante Pastorelli, ben noto per la sua battaglia per la S. Messa di San Pio V a Firenze ed in particolare per il suo impegno nella sezione di Una Voce Firenze e nella Confraternita di San Girolamo e San Francesco Poverino in S. Filippo Benizi, di cui era e continua ad essere governatore.
Nel pubblicare il 'congedo' non possiamo mancare, anzitutto, di ringraziare lo stesso Dante per quanto ha fatto, pressochè in solitudine, per molti anni, per mantenere in piedi questo bollettino (accanto a mille altri impegni per tener aperta la chiesa di S. Francesco Poverino, che egli ha persino contribuito a far restaurare), che si è affermato come uno dei migliori giornali nel mondo dei cattolici italiani legati alla Tradizione, non solo per l'autorevolezza delle penne che vi hanno contribuito, ma anche per i contenuti ed il taglio - sempre incisivo, ma propositivo - degli articoli pubblicati in tema liturgico e dottrinale.
Ringraziamo dunque sinceramente Dante per aver portato avanti per anni questa iniziativa, ma non possiamo purtroppo esimerci da qualche considerazione sulle motivazioni che hanno obbligato a terminare questa esperienza, che ci auguriamo non vada perduta, ma possa esser in un prossimo futuro continuata da qualche giovane voglioso. Dispiace, infatti, constatare come, nell'attuale contesto italiano, alle lamentele per lo stato attuale della cattolicità, la perdita di fede e gli abusi liturgici, non faccia seguito una benchè modesta disponibilità individuale per organizzare e portare avanti iniziative concrete, come questo bollettino, per fare sentire una voce, che peraltro trova sempre maggiori consensi tra i fedeli. Inutile ricordare che la dimensione del sacrificio, di se stessi e quindi in parte anche del proprio tempo, del lavoro e degli affetti, per dedicarsi a Dio, dovrebbe essere essenziale nella vita di ciascuno di noi cattolici. Da questa vicenda dobbiamo quanto meno trarre spunto per riflettere su quanto siamo disposti a dare con la preghiera, certamente, ma anche con le opere, a nostro Signore.





CONGEDO

 

di Dante Pastorelli

 

Col presente fascicolo si conclude questa mia esperienza iniziata nell’ormai lontano 2002. “Una Voce dicentes” chiude i battenti.

Ad esser sincero, non intravedevo né speravo, agli esordi, una simile durata. Undici anni non son pochi per un lavoro condotto in solitudine, con gli scarsissimi proventi della metà quota dei soci della sezione fiorentina di Una Voce Italia che è andata negli anni svuotandosi sino a pressoché esaurirsi – e ben presto si esaurirà - e delle pochissime quanto gradite offerte pervenutemi in genere da lettori quasi tutti esterni all’ambiente di Una Voce, entro il quale pure facevo circolar abbondantemente il Bollettino. Dunque, uno dei motivi che m’ha indotto a questo passo è di natura finanziaria.

La solitudine ha pur essa certamente pesato sulla mia decisione, non lo nego, ma non in modo determinante, perché la vicinanza spirituale di grandi ed affettuosi amici l’ha colmata e vinta. Ma la “manovalanza” restava pur sempre soltanto sulle mie spalle.

Non è mancato, purtroppo, ai “piani alti” di Una Voce, qualche atteggiamento che, diciamo così, non ho granché apprezzato. Mi fermo qui. Non avrebbe senso e non è nel mio stile avanzar recriminazioni; preferisco ringraziare quel gran gentiluomo di Riccardo Turrini Vita, già Presidente Nazionale, e tutti coloro che, unavociani o meno, nelle varie regioni d’Italia hann’accolto la mia fatica con sincero rispetto, e quei personaggi di altissima levatura che m’hann’incoraggiato a proseguir un’opera ai loro occhi utile e meritoria. Alti prelati, tra cui ricordo con particolar gratitudine i cardinali J. Ratzinger e J. Medina Estevez, sacerdoti di varie Diocesi, docenti, fedeli di diverso livello culturale, molti dei quali han via via richiesto più copie del Bollettino per poterle distribuir nella cerchia dei loro amici o tra i fedeli presenti alle SS. Messe in Rito Romano Antico, e persino in qualche seminario. Fo due nomi soltanto: Mansueto Bassi di Mantova e Marco Plesnicar di Gorizia, che mi resteran carissimi.

La collaborazione è stata aperta a tutti, spesso inutilmente sollecitata. Coloro che han voluto esprimer opinioni diverse dalle mie, magari perché nei miei interventi chiamati in causa, ad es. mons. C. Perl ed il vaticanista G. Acquaviva, sono stati i benvenuti ed hann’offerto un proficuo contributo alla discussione. Il defunto Claudio Cannavò, al contrario, m’ha attaccato violentemente - quant’onore! - nel suo libro Pretacci, perché più volte ho denunciato le malefatte e le eresie del fiorentino don Santoro che ultimamente, con altri due degni sodali, don Stinghi – il prete dei brani  del Corano letti durante la S. Messa di cui a suo tempo mi son occupato - e don Masi, ed una suora, tale Stefania Baldini, ha scritto una vergognosa lettera al card. Betori in cui s’espongon le più perverse posizioni su Chiesa e omosessualità (cfr. “Toscana Oggi” di  Martedì 27 Novembre 2012), con richiesta di apertura al riconoscimento della “normalità” dell’ “amore vissuto” tra persone omosessuali, sulla base delle più logore odierne teorie psico-sociologiche applicate persino all’interpretazione della Bibbia. E tutti, ahimé, ancor al loro posto, con qual vantaggio per le anime del popolo cristiano fiorentino e viciniore è facile immaginare.

Diversi fascicoli saran risultati senz’altro monocordi perché interamente costituiti da mie riflessioni, benché di contenuto non ripetitivo. Poi, a poco a poco, ho ottenuto valide collaborazioni quali sporadiche, quali più assidue, ed “Una Voce dicentes” in tal modo ha presentato un discreto ventaglio di firme, qualcuna di assoluto rilievo, che l’hann’onorato ed arricchito al di là d’ogni aspettativa. A tutti i collaboratori rivolgo il mio più vivo ringraziamento, anche perché molto da essi ho appreso.

Il primo doveroso pensiero, in questo momento, va a Chi ci ha da tempo lasciati per conseguir la meritata eterna corona di santi ministri di Dio: don Divo Barsotti e don Ivo Cisar. Tra i collaboratori più o meno sporadici ricordo mons. Ignacio Barreiro Carambula, p. Serafino Tognetti, che fu braccio destro di don Barsotti, Neri Capponi, Andrea Conti, Francesco Bandini, Elvis Cuneo, ed agli altri che ora mi sfuggono chiedo scusa. Un saluto affettuoso ai due entusiasti giovani moschettieri degli anni più recenti, Salvatore Costanza, papirologo ormai ben noto che si divide tra Italia, Germania e Francia per i suoi studi specialistici e per l’insegnamento universitario, e Guido Ferro Canale autore di interventi di spessore su vari temi, specie sull’Anglicanesimo, e, negli ultimissimi tempi, l’acuto e dottissimo fra Alipio de Monte che non ha risparmiato giustificate critiche a posizioni inaccettabili espresse dai cardinali Kasper e Koch. Fra Alipio, in questo fascicolo fa la parte del leone.

Un abbraccio filiale ed un’immensa gratitudine riservo al mio antico Maestro ed impareggiabile Amico mons. Brunero Gherardini che mi ha aiutato in tutti i modi possibili, mi ha guidato con la sua sapienza teologica, m’ha sciolto dubbi, indicato fonti, sostenuto nella fede, proiettandomi sempre la retta via da seguire, quella della Santa Madre Chiesa che non può crollare ed alla quale dobbiamo rimaner attaccati anche quando tanti membri della sua gerarchia devìano e si sforzan quasi di allontanarcene, apertamente o subdolamente, consapevolmente o inconsapevolmente, iniettando veleni nella sana dottrina dalla Chiesa ininterrottamente professata.

Don Brunero ha riversato il suo straordinario bagaglio filosofico-teologico, acquisito con uno studio rigoroso che risale alla prima giovinezza, su foltissime schiere di giovani nelle sue lezioni alla Pontificia Università Lateranense, salvandoli dagli sbandamenti neomodernisti. Ed i frutti delle sue indagini in differenti campi – luterologia, ecumenismo, mariologia, ecclesiologia - son raccolti in centinaia di volumi: in ogni campo ha lasciato un’orma indelebile. Ed è tuttora sulla breccia e ci sorprenderà sicuramente con nuove ed esaltanti pubblicazioni.

La sua collaborazione ha donato un lustro inusitato a questo modesto Bollettino. Gli scritti del cosiddetto ultimo rappresentante della grande Scuola Romana ho provveduto, prima o dopo la loro pubblicazione in queste pagine, a diffonderli nel web perché raggiungessero il maggior numero possibile di lettori. Ai quali auguro ancora di attinger ai suoi insegnamenti la linfa pura della Verità immutabile che abbiamo ricevuto dalla Sacra Tradizione e dal Magistero infallibile. Sì, cari amici e lettori, alla fine di questo breve congedo, consentitemi un’esortazione: leggete i libri e gli articoli di mons. Gherardini, perché in essi c’è luce per tutti.

Quanto a me, fermamente ed indissolubilmente una cum e sub il Sommo Pontefice ed il mio premuroso e paterno Vescovo, S. Em.za il card. Giuseppe Betori, mi dedicherò con maggior impegno, finché Dio mi darà forza, alla vita della Venerabile Confraternita di S. Girolamo e S. Francesco Poverino in S. Filippo Benizi - il cui oratorio è stato tra l’estate e l’autunno in gran parte restaurato - sì da garantir la celebrazione della S. Messa festiva e, ove se ne presentin le condizioni, non da me dipendenti, anche in altri giorni, ed all’apertura pomeridiana di questo autentico gioiello della “Firenze nascosta” che accoglie pressoché quotidianamente amanti dell’arte ed anime in cerca di una sosta spirituale davanti al SS.mo Sacramento. Né trascurerò il dovere di far risuonar ancora in internet la voce dei grandi teologi sopra citati, ove ancora ritengan opportuno servirsi di me.

Un augurio fraterno di Santo Natale a tutti, perché, insieme al Bambin Gesù, ognuno rinasca a nuova vita.

6 commenti:

  1. Cari amici,
    vi ringrazio per aver ripreso questo mio “congedo”, ed anch’io m’associo alla speranza che energie più giovani e capaci creino un organo di informazione-formazione più autorevole e duraturo espressione del nostro comune sentire. E comprendo l’amarezza di chi scrive che la preghiera ha sì un altissimo, impareggiabile valore, ma non può e non deve esimere da un impegno pratico finalizzato alla creazione di gruppi coesi che rappresentino la nostra identità cattolica e, in primis tramite la S. Messa tradizionale, svolgano un’opera di evangelizzazione, senza l’aggiunta d’aggettivi fuorvianti come l’abusato “nuova” che sa tanto di Cammino Neocatecumenale.
    Conosco le difficoltà di chi, nella nostra regione, si trova in solitudine ad operare per ottener dagli Ordinari, e poi mantener in vita, la S. Messa e sobbarcarsi, con fiducia ed amore, il peso, talora non indifferente, della sua celebrazione la cui preparazione richiede tempo, impegni di varia sorta ed anche rinunce. La suddivisione delle mansioni e la fattiva condivisione renderebbero più gioioso e proficuo il compito che ci siamo assunti. Purtroppo, molto spesso questa collaborazione manca. Ma noi siamo animati da un fervore vivido ed abbiamo le metaforiche spalle sufficientemente robuste per andar avanti, almeno fino a che reggon le forze fisiche.
    Spiace, tuttavia, l’evanescenza di tanti sedicenti “vandeani”, giovani ed ormai avanti con l’età.
    Ai giovanotti l’orario della S. Messa alle 10 o 10,30 non si confà perché, come il pariniano giovin signore, al mattino si dorme sino a molto tardi, stanchi degli svaghi notturni del sabato. Inutile ricordar loro che i vandeani facevan a piedi decine e decine di chilometri per partecipar al Sacrificio della Croce rinnovato sull’altare da un sacerdote fedele al Papa.
    Gli anziani? Per molti di loro vale l’osservazione appena fatta: “Se la Messa fosse in una chiesa più vicina… devo prender l’autobus…mi occorre un quarto d’ora di macchina… mia moglie, mio marito ecc.”. Ma alcuni, anche vecchi, quando devon mostrarsi bardati delle insegne di qualche ordine cavalleresco, affrontan gli ostacoli in altri giorni ritenuti insormontabili. Altri diventan vispi fringuelli anche se il ristorante o la montagna son lontani e lontanissimi.
    E gli anziani, come me o anche più e meno, eran coloro che avevan l’anima afflitta per non poter frequentar la Messa antica impedita contra legem da Paolo VI e si beavan di strazianti panegirici! Un piccolo sacrificio quando diventa fatica insopportabile? A voi la risposta. E non dimentico coloro che ancora sulla stampa, anche internettiana, continua a parlar di Tradizione, controrivoluzione, trono e altare ed alla Messa che compendia la Tradizione son assenti da decenni. Né è da tacer di chi s’indigna e lancia alti lai se preti vandali distruggon impunemente altari, ma dimentica di segnalar gli esempi di luoghi di preghiera riportati, in tutto o in parte non importa, alla loro originaria bellezza. Il male vince sul bene?
    E’ triste dover avanzar queste riserve sul cosiddetto mondo tradizionalista, una definizione che a me peraltro sta abbastanza stretta, soprattutto se abitato o addirittura rappresentato da persone così incoerenti, e parola non ci appulcro.
    [continua]

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  2. Cari amici, soprattutto voi giovani e volenterosi, di cui ho sperimentato la fede, la purezza d’intenti, la sana vita morale, la buona volontà, il disinteresse, la preparazione culturale e religiosa, non cedete mai allo sconforto. Date retta ha chi ha già raggiunto da pochi giorni i 74 anni ed è ancora sulla breccia e ci resterà fino a quando Iddio vorrà. Non siamo soli, non siamo mai soli. I momenti di tristezza posson sorprenderci, ed anche un senso di sconforto è da metter in conto. In tal caso, però, si ricorra alla lettura della pagina evangelica della barca in preda alle tempesta. Il mondo in cui viviamo, la nostra Chiesa che tanto amiamo e che spesso ci fa altrettanto soffrire, sono scrollati da tante, troppe tempeste. Ma Gesù rimproverò i discepoli spaventati e sedò mare e venti. E questo accadrà anche a noi: senza di Lui non possiamo far nulla.
    E dunque, cari amici giovani, il tempo di ereditar da noi vecchi (penso anche a Marcello Cristofani, Pietro Adilardi ecc.) il testimone s’avvicina. Voi siete la nostra umana speranza. Io son certo che farete quello che le forze spirituali e fisiche vi permetteranno, e che saprete irradiare intorno la luce che avete dentro. La luce che non si spegne.

    PS. Nel mio congedo non ho citato, come avrei dovuto, qualche collaboratore, soprattutto don Enrico Bini. Colmo qui la defaillance della memoria, sicuro della comprensione.
    E ringrazio anche coloro da cui in questi giorni mi pervengon espressioni di solidarietà e apprezzamento per il Bollettino, ed inviti a continuare. Fra questi ricordo il card. Castrillon Hoyos che– come già mons. Brunero Gherardini - si dichiara rammaricato per la cessazione della pubblicazione e benedice il mio apostolato; il Vescovo di Albenga, Mario Oliveri che m’ha telefonato esprimendo medesimi sentimenti paterni; l’ex-Presidente di Una Voce Italia, Riccardo Turrini Vita, insigne giurista e da pochi giorni nominato. E ringrazio Daniele Edigati e Alessandro Giunti, due dei vari giovani a cui mi rivolgo.
    Devo ad Alessandro la segnalazione di un lapsus contenuto nel mio editoriale: ho chiamato il Cannavò Claudio invece che Candido. Lapsus, ho detto, certo dettato dal subconscio: non è candido chi esalta preti eretici e nemici della morale naturale come don Alessandro Santoro e don Andrea Gallo, tutt’altro che candidi anch’essi, ponendoli sullo stesso piano di sacerdoti degni quali don Noto o don Benzi operatori di pace, difensori della dignità umana, fieri nemici dello sfruttamento femminile e minorile sempre in nome dell’unica Verità immutabile.

    In comunione di fede
    Dante

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  3. ERRATA CORRIGE
    Nel fare copia-incolla nel PS. è saltata mezza frase lì dove cito Riccardo Turrini Vita. Pertanto, non sapendo come coreggere, leggasi: "l’ex-Presidente di Una Voce Italia, Riccardo Turrini Vita, insigne giurista e da pochi giorni nominato dal Santo Padre Giudice della Corte d'Appello della Città del Vaticano".

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  4. Diversi anni fa, in un sito internet che portava il nome di "Messa in latino" (e che da molto tempo ho cessato di frequentare) ebbi piu' volte modo di scambiare opinioni con Dante Pastorelli, che nei suoi interventi ho sempre trovato serio, competente, dignitoso e galantuomo. Colgo l'occasione di questo suo congedo per trasmettergli attraverso questo sito un abbraccio fraterno, ringraziandolo per l'indomita serieta' con cui si e' speso per la piu' nobile delle cause.
    Franco Pernice

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  5. Ti ho conosciuto a Mil da poco , don Dante e ti apprezzo molto .
    Grazie per l' immenso lavoro volto alla salvaguardia della tradizione !
    Dio ti benedica e ti custodisca , ti dia forza e lunga vita !

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  6. Solo ora leggo Pernice e l'anonimo.
    Preciso che non sono "don", ma semplice fedele. Fossi rimasto al mio paese 58 anni fa quando mi trasferii in Toscana per motivi di famiglia e studio, ora sarei chiamato senz'altro don Dante - e suona male! - come don Ciccillo, donn'Achille ecc. ecc. Nel meridione in tanti son "don" senz'esser preti.
    Franco Pernice lo ricordo molto bene. Credo che la buona battaglia l'abbiamo combattuta anche in quelle pagine dove ritorno di tanto in tanto. Indubbiamente in quegli anni le discussioni, a parte qualche facinoroso, erano approfondite e sempre utili.
    Vi ringrazio di tutto cuore del ricordo.

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