mercoledì 23 ottobre 2013

Per un nuovo patto di consultazione nazionale: la proposta del Coordinamento


Il Coordinamento toscano “Benedetto XVI” - Per l'applicazione del motuproprio Summorum Pontificum, fondato cinque anni fa da alcune associazioni toscane legate alla liturgia tradizionale della Chiesa, raggruppa oggi nove realtà locali toscane, promuovendo e aiutando la formazione e l'attività dei gruppi che ne fanno parte e di chiunque gli si rivolga per costituirne di nuovi. In questo senso la crescita, dai pochi gruppi promotori al numero attuale, che conta la quasi totalità dei coetus fidelium costituiti nella regione ecclesiastica toscana e la maggioranza dei centri messa, è certamente un risultato importante, dovuto non soltanto all'aggregazione delle realtà già esistenti, ma anche all'assistenza data a quelle in formazione; un contributo che non si limita soltanto alla costituzione di coetus fidelium, ma si estende anche al percorso, spesso lungo e tortuoso, per l'ottenimento dell'attivazione di un centro-messa da parte dell'Ordinario locale, a norma del motuproprio Summorum Pontificum e dell'istruzione Universae Ecclesiae. Con questo modo di procedere, il Coordinamento toscano è riuscito a incrementare notevolmente la diffusione della liturgia secondo il Messale del 1962, collaborando anche con Ordini religiosi, Istituti di perfezione e Associazioni che già da lunga data operano in questa direzione e tenendo i contatti con diversi Ordinari diocesani. Scopo del Coordinamento, infatti, è semplicemente la diffusione della S. Messa e degli altri sacramenti nella forma extraordinaria, quale tesoro a disposizione della crescita spirituale e della santificazione di tutti i fedeli cattolici, senza porre alcuna questione di contrasto o concorrenza con altre realtà, clericali o laicali, che già si adoperano in questo senso. Esemplare in questa direzione è il pellegrinaggio annuale (giunto quest’anno alla VI edizione) che il Coordinamento promuove al Santuario della B. Vergine delle Grazie di Montenero (Livorno), Patrona principale della Toscana: esso è oramai considerato come il momento di ritrovo unitario di tutti coloro che, come singoli o in forma associata, facendo o meno parte del Coordinamento, sono attivi per la liturgia tradizionale in Toscana. Ad esso sono intervenuti fino ad ora anche due vescovi toscani, oltre che altri importanti presuli, tra cui un cardinale.

            Consapevole di questa sua esperienza, Il Coordinamento ritiene che sia giunto il momento per il raggiungimento di una maggiore unità fra le varie realtà italiane aventi uno scopo analogo al suo e che decidono di seguire percorsi compatibili, per costituire un patto di consultazione nazionale principalmente, ma non esclusivamente, fra altri Coordinamenti regionali, realmente rappresentativi delle diverse realtà italiane che si muovono nel percorso indicato dal motuproprio Summorum Pontificum.

            Per facilitare la costituzione di questo patto di consultazione, il Coordinamento dunque propone alla riflessione, ed eventualmente all'approfondimento e alla discussione, delle altre realtà italiane legate alla liturgia tradizionale i seguenti punti, come qualificanti di un futuro possibile momento aggregativo:

-       il patto nazionale deve avvenire soltanto fra federazioni a base regionale o subregionale, che corrispondano a coordinamenti di coetus fidelium, quali sono individuati dal succitato motuproprio;

-       è necessario che le varie federazioni regionali abbiano a loro volta forma giuridica costituita  con regole e statuti che ne determinino il funzionamento, gli scopi, le cariche;

-       si ritiene opportuno che i coordinamenti regionali rappresentino un numero di coetus locali non inferiore a tre. Laddove non ci siano le condizioni anzidette e nell’attesa che esse si concretizzino, si può prevedere una forma di affiliazione delle singole associazioni ai coordinamenti già costituiti, ad esse più vicini, al fine di ottenere una forma di consultazione e di sostegno.

-       è necessario che ogni coetus che promuove la S. Messa secondo la forma extraordinaria sia giuridicamente costituito con uno statuto, che ne determini gli scopi, il funzionamento, le modalità di rappresentanza e le possibilità di adesione a coordinamenti maggiori; è più che opportuno che la rappresentanza di gruppi laicali sia assunta da laici e non da sacerdoti, ai quali ovviamente si chiederà assistenza e direzione spirituale;

-      è necessario gli statuti delle realtà locali e federativi chiariscano che i coetus fidelium siano effettivamente apolitici e apartitici, e ne evidenzino gli scopi di carattere religioso e cultuale;

-       è necessario che valga un principio di reale rappresentanza: i rappresentanti dei gruppi locali devono essere eletti o almeno riscuotere l'approvazione dei loro stessi aderenti; è ugualmente necessario che anche i coordinamenti regionali rispondano a questo principio, per cui i loro rappresentanti siano eletti dai rappresentanti dei gruppi locali, che devono potersi riunire almeno annualmente per discutere dei problemi e delle prospettive che si aprono a livello locale o regionale.

 

            Sulla base dei punti precedenti, il Coordinamento toscano ritiene effettivamente attuabile un patto di consultazione nazionale, capace di dare forza alle realtà locali o “regionali”, senza sminuirne le capacità: un patto che permetta alle varie realtà di inserirsi in un contesto più ampio, per relazionarsi con la Conferenza episcopale Italiana, al fine di affrontare i problemi e le difficoltà che eventualmente potessero sorgere sia localmente, sia in un ambito più diffuso, sulla base delle richieste “dal basso” delle realtà locali o dei coordinamenti “regionali”. Perciò, sempre sulla base del fondamentale principio di rappresentanza, l'eventuale nomina di un rappresentante o portavoce nazionale deve avvenire in seguito dell'elezione da parte delle realtà locali, mediante i coordinamenti “regionali”.

            Sul terreno di questi principi, che sono il succo dell'esperienza del Coordinamento toscano, riteniamo sia possibile stabilire un percorso di unione e di compartecipazione delle realtà italiane legate alla liturgia tradizionale, salvaguardandone le specificità e rafforzandone l'attività, e a questo scopo il Coordinamento toscano ne richiede una discussione aperta e franca, al fine di comprendere l'effettiva possibilità di stabilire una strategia comune di consultazione e di crescita.

 

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